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L'Angolo delle Fate
Riduci
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14 Anni 10 Mesi fa #4171
da LaDea
Risposta da LaDea al topic Re:L'Angolo delle Fate
INCANTESIMO D'AMORE DEL CORIANDOLO
Mettere in una coppa di cristallo un pò di acqua distillata, poi pestare finemente sette semi di CORIANDOLO; eseguendo queste operazioni è bene visualizzare la persona che l’incantesimo è destinato ad influenzare e chiamarlo per nome più volte e poi dire la seguente formula:
“Caldo cuore e caldo seme
Fa che siano sempre insieme.”
Quando i semi sono polverizzati versarli nell’acqua distillata pensando fortemente all’oggetto del desiderio e mescolare il tutto con un cucchiaio di argento, poi dire:
“Così sia.”
Lasciare il tutto a macerare per dodici ore, poi passarlo attraverso una sottile garza bianca e introdurlo di nascosto in qualunque cibo o bevanda della persona che si desidera influenzare. È consigliabile pensare sempre intensamente alla persona amata, la forza del pensiero e il filtro finiranno per agire positivamente.
Mettere in una coppa di cristallo un pò di acqua distillata, poi pestare finemente sette semi di CORIANDOLO; eseguendo queste operazioni è bene visualizzare la persona che l’incantesimo è destinato ad influenzare e chiamarlo per nome più volte e poi dire la seguente formula:
“Caldo cuore e caldo seme
Fa che siano sempre insieme.”
Quando i semi sono polverizzati versarli nell’acqua distillata pensando fortemente all’oggetto del desiderio e mescolare il tutto con un cucchiaio di argento, poi dire:
“Così sia.”
Lasciare il tutto a macerare per dodici ore, poi passarlo attraverso una sottile garza bianca e introdurlo di nascosto in qualunque cibo o bevanda della persona che si desidera influenzare. È consigliabile pensare sempre intensamente alla persona amata, la forza del pensiero e il filtro finiranno per agire positivamente.
Riduci
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14 Anni 10 Mesi fa #4197
da LaDea
Risposta da LaDea al topic Re:L'Angolo delle Fate
Le Driadi
Nella mitologia greca le fate della terra si chiamano Driadi e sono le ninfe dei boschi, figlie di Nerèo e di Dori; vivono nelle foreste e sono creature degli alberi di quercia (dryas= quercia).
Le driadi erano ninfe che vivevano nei boschi e ne incarnavano la forza e il rigoglio vegetativo. Non facevano corpo con gli alberi, né morivano con essi, ma potevano muoversi liberamente, danzare e unirsi anche con semplici mortali.
Sono descritte come bellissime fanciulle e molto intelligenti. Sono anche timide e non violente, misteriose e selvagge.
La loro pelle è simile alla corteccia di un albero o comunque al legno, ed i loro capelli ricordano le foglie e cambiano colore a seconda della stagione.
Hanno occhi luminosi, abiti fatti di foglie di colore verde o marrone, per confondersi con gli alberi e la terra.
Difendono gli alberi da chiunque voglia danneggiarli, tanto di arrivare al punto di chiedere aiuto ai cavalieri di passaggio nei boschi contro i taglialegna che minacciano la loro foresta.
Le leggende narrano di driadi che si sono innamorate di qualche bell’elfo o umano, lo hanno affascinato e fatto prigioniero.
Amadriade: mitologia greca. Ninfa dei boschi, che nasceva e moriva, a differenza della driade che era immortale, insieme con l'albero che le era sacro. Poiché la driade moriva quando il suo albero crollava, spesso gli dei punivano chi aveva causato quella distruzione.
Nella mitologia greca le fate della terra si chiamano Driadi e sono le ninfe dei boschi, figlie di Nerèo e di Dori; vivono nelle foreste e sono creature degli alberi di quercia (dryas= quercia).
Le driadi erano ninfe che vivevano nei boschi e ne incarnavano la forza e il rigoglio vegetativo. Non facevano corpo con gli alberi, né morivano con essi, ma potevano muoversi liberamente, danzare e unirsi anche con semplici mortali.
Sono descritte come bellissime fanciulle e molto intelligenti. Sono anche timide e non violente, misteriose e selvagge.
La loro pelle è simile alla corteccia di un albero o comunque al legno, ed i loro capelli ricordano le foglie e cambiano colore a seconda della stagione.
Hanno occhi luminosi, abiti fatti di foglie di colore verde o marrone, per confondersi con gli alberi e la terra.
Difendono gli alberi da chiunque voglia danneggiarli, tanto di arrivare al punto di chiedere aiuto ai cavalieri di passaggio nei boschi contro i taglialegna che minacciano la loro foresta.
Le leggende narrano di driadi che si sono innamorate di qualche bell’elfo o umano, lo hanno affascinato e fatto prigioniero.
Amadriade: mitologia greca. Ninfa dei boschi, che nasceva e moriva, a differenza della driade che era immortale, insieme con l'albero che le era sacro. Poiché la driade moriva quando il suo albero crollava, spesso gli dei punivano chi aveva causato quella distruzione.
- Consuelo
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14 Anni 10 Mesi fa #4212
da Consuelo
Risposta da Consuelo al topic Re:L'Angolo delle Fate
La Notte Delle Fate
La notte delle fate detta Notte di San Giovanni cade tra il 23 ed il 24 giugno e corrisponde ai giorni del solstizio estivo.
In questa specialissima e magica notte, per particolari influenze incantate tutte le piante sono esposte a straordinari influssi astrali che ne amplificano infinitamente i poteri.
Solo le piante esposte alla rugiada di questa notte possono essere chiamate "erbe delle fate" e tutta la magia è contenuta nella rugiada che le bagna!
Se si cogliessero le medesime erbe in un altra notte, non avrebbero le stesse, potenti, virtù.
Solitamente si raccolgono le piante spontanee, ma alcune tradizioni variano a seconda del tipo di raccolta: alcune consigliano di raccoglierne un numero ben preciso (100) di tipi tutti differenti tra loro, altre dicono di cogliere solo le piante spontanee.
Io consiglio sempre di dividerle in tanti mazzolini a seconda del tipo, dell'utilizzo e della corrispondenza astrale.
Una cosa importantissima che non dovrete mai scordare, pena l'annullamento di ogni beneficio ed in alcuni casi anche di un castigo è quella di non dimenticare MAI, prima di raccoglie anche una sola foglia di chiedere il consenso agli spiriti della natura!
Volendo fare cosa ancora più gradita potrete portare con voi qualche semplice dono; delle perline colorate (molto apprezzate) o del cibo dolce, latte e biscotti, per offrirli come ringraziamento, dopo la raccolta delle erbe, alle Entità sottili.
In queste ore notturne, dai poteri straordinari si devono raccogliere tutte le piante medicinali che si ritiene possano essere utili durante l'anno.
Le erbe vanno raccolte in gran segretezza, e con una sola mano, usando le "dita medicinali", cioè il pollice e l'anulare della mano destra.
Se si deve utilizzare uno strumento, bisogna fare attenzione che questo non sia di ferro, che annulla le virtù delle piante, ma di bronzo o d'argento (l'ideale sarebbe l'oro).
Fate molta attenzione solo se decidete di raccogliere la mandragora: il grido che emana quando si strappa può causare la morte di chi la sta raccogliendo.
La presenza della luna (meglio se crescente) è fondamentale.
Dato che in alcuni casi le erbe da raccogliere in queste poche ore sono molte, si possono raccogliere anche dal solstizio d'estate all'alba del 24 giugno, l'importante è che le erbe già raccolte si espongano sotto la luce della luna durante la notte delle fate, e che si bagnino con della rugiada.
Un antico rito che vi aiuterà a purificare il corpo donandogli forza e salute è quello di arrotolarsi nell'erba bagnata, alla luce della luna, per procurarsi dei benefici fisici.
La notte delle fate detta Notte di San Giovanni cade tra il 23 ed il 24 giugno e corrisponde ai giorni del solstizio estivo.
In questa specialissima e magica notte, per particolari influenze incantate tutte le piante sono esposte a straordinari influssi astrali che ne amplificano infinitamente i poteri.
Solo le piante esposte alla rugiada di questa notte possono essere chiamate "erbe delle fate" e tutta la magia è contenuta nella rugiada che le bagna!
Se si cogliessero le medesime erbe in un altra notte, non avrebbero le stesse, potenti, virtù.
Solitamente si raccolgono le piante spontanee, ma alcune tradizioni variano a seconda del tipo di raccolta: alcune consigliano di raccoglierne un numero ben preciso (100) di tipi tutti differenti tra loro, altre dicono di cogliere solo le piante spontanee.
Io consiglio sempre di dividerle in tanti mazzolini a seconda del tipo, dell'utilizzo e della corrispondenza astrale.
Una cosa importantissima che non dovrete mai scordare, pena l'annullamento di ogni beneficio ed in alcuni casi anche di un castigo è quella di non dimenticare MAI, prima di raccoglie anche una sola foglia di chiedere il consenso agli spiriti della natura!
Volendo fare cosa ancora più gradita potrete portare con voi qualche semplice dono; delle perline colorate (molto apprezzate) o del cibo dolce, latte e biscotti, per offrirli come ringraziamento, dopo la raccolta delle erbe, alle Entità sottili.
In queste ore notturne, dai poteri straordinari si devono raccogliere tutte le piante medicinali che si ritiene possano essere utili durante l'anno.
Le erbe vanno raccolte in gran segretezza, e con una sola mano, usando le "dita medicinali", cioè il pollice e l'anulare della mano destra.
Se si deve utilizzare uno strumento, bisogna fare attenzione che questo non sia di ferro, che annulla le virtù delle piante, ma di bronzo o d'argento (l'ideale sarebbe l'oro).
Fate molta attenzione solo se decidete di raccogliere la mandragora: il grido che emana quando si strappa può causare la morte di chi la sta raccogliendo.
La presenza della luna (meglio se crescente) è fondamentale.
Dato che in alcuni casi le erbe da raccogliere in queste poche ore sono molte, si possono raccogliere anche dal solstizio d'estate all'alba del 24 giugno, l'importante è che le erbe già raccolte si espongano sotto la luce della luna durante la notte delle fate, e che si bagnino con della rugiada.
Un antico rito che vi aiuterà a purificare il corpo donandogli forza e salute è quello di arrotolarsi nell'erba bagnata, alla luce della luna, per procurarsi dei benefici fisici.
- Consuelo
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14 Anni 10 Mesi fa #4213
da Consuelo
Risposta da Consuelo al topic Re:L'Angolo delle Fate
Ed ora una speciale e semplice ricetta fatata che potrete realizzare la prossima notte di San Giovanni.
Acqua delle fate:
In un catino, contenente possibilmente di acqua di sorgente, aggiungete: fiori, spighe, erbe odorose e lavanda, esponetelo alla luce della luna nella notte delle fate e ritiratelo poco prima del primo raggio di sole del mattino seguente.
Quest'acqua fatata possiede virtù prodigiose e magiche, aspergendosi il capo protegge dagli influssi negativi allontanando i brutti pensieri. Usata invece con un batuffolo di cotone sopra il volto, dopo averlo lavato normalmente, mantiene la pelle fresca e vellutata per molti, moltissimi anni ... parola di fata!
Acqua delle fate:
In un catino, contenente possibilmente di acqua di sorgente, aggiungete: fiori, spighe, erbe odorose e lavanda, esponetelo alla luce della luna nella notte delle fate e ritiratelo poco prima del primo raggio di sole del mattino seguente.
Quest'acqua fatata possiede virtù prodigiose e magiche, aspergendosi il capo protegge dagli influssi negativi allontanando i brutti pensieri. Usata invece con un batuffolo di cotone sopra il volto, dopo averlo lavato normalmente, mantiene la pelle fresca e vellutata per molti, moltissimi anni ... parola di fata!
Riduci
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14 Anni 10 Mesi fa #4238
da LaDea
Risposta da LaDea al topic Re:L'Angolo delle Fate
Viveva l? nel bosco delle fate
un grande ulivo antico
i rami torti, fra le spoglie argentate
un fiore per amico.
Tu che stai
ai piedi miei tu stai
chi saranno mai questi soldati?
Io che non ne ho visti mai
gi? sento che vorrei
poter fare qualcosa per fermarli
e tu
puoi aiutarmi tu?
Cos? laggi?
nel bosco delle fate
ma cosi
alti che
quei giovani soldati
non sanno uscirne pi? fuori.
Tornerai, soldato tornerai
da quell'ulivo che vuole parlarti,
si alza un vento delicato
tra le foglie argentate
un dolce canto che sapr? guidarti, poi
verso casa...
Non combatterai
non combatterai...
no, non combatterai
un grande ulivo antico
i rami torti, fra le spoglie argentate
un fiore per amico.
Tu che stai
ai piedi miei tu stai
chi saranno mai questi soldati?
Io che non ne ho visti mai
gi? sento che vorrei
poter fare qualcosa per fermarli
e tu
puoi aiutarmi tu?
Cos? laggi?
nel bosco delle fate
ma cosi
alti che
quei giovani soldati
non sanno uscirne pi? fuori.
Tornerai, soldato tornerai
da quell'ulivo che vuole parlarti,
si alza un vento delicato
tra le foglie argentate
un dolce canto che sapr? guidarti, poi
verso casa...
Non combatterai
non combatterai...
no, non combatterai
- Consuelo
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14 Anni 10 Mesi fa #4249
da Consuelo
Risposta da Consuelo al topic Re:L'Angolo delle Fate
Arthur Conan Doyle (1852-1930), campione del positivismo, creatore dell’indimenticabile Sherlock Holmes, investigatore la cui fama è dovuta anche al metodo d’indagine dominato dalla razionalità e dal ragionamento analitico, da un certo punto della sua vita divenne un sostenitore dell’esistenza delle fate…
Che cosa c’entra Conan Doyle con le fate di Cottingley? C’entra molto.
Fu proprio Conan Doyle a diffondere negli ambienti teosofici ed esoterici di tutto il mondo la notizia delle apparizioni delle fate a Cottingley, prima con due articoli sullo Strand Magazine, del dicembre 1920 e marzo 1921 e quindi con un libro, The Coming of the Fairies ("La venuta delle fate"), pubblicato a Londra nel 1922 e quindi in una seconda edizione ampiamente rivista nel 1928. Il volume non era mai stato tradotto in italiano, fino a quando nel 1992 uscì da SugarCo - con il titolo Il ritorno delle fate e con la riproduzione delle fotografie originali conservate dalla biblioteca dell’Università di Leeds - in un’edizione curata dal sottoscritto e dallo specialista americano Michael W. Homer.
Anche i lettori italiani potevano così scoprire una curiosa verità su Conan Doyle: lo stesso romanziere che aveva messo in scena il trionfo della ragione deduttiva con Sherlock Holmes era stato un fervente difensore della credenza delle fate.
Ma che cosa era successo, precisamente, ottant’anni fa a Cottingley?
I negativi delle foto non furono manomessi in alcun modo, ma le fate immortalate somigliano in modo imbarazzante alle illustrazioni di uno dei libri dell'epoca (Princess Mary's Gift Book), al punto che pare ovvio siano proprio le pagine di quei libri ritagliate ed usate come sagome da appuntare al terreno tramite spilli. Ma le immagini suscitarono un enorme clamore, anche grazie all'interessamento ed al supporto di Sir Arthur Conan Doyle, che le credeva assolutamente "genuine”.
Nel luglio del 1917, due bambine (Elsie Wright e sua cugina Frances Griffiths) presentarono una serie di fotografie che le ritraevano in compagnia di fate e folletti.
In quell’anno una bambina di nove anni, Frances Griffiths (1907-1986) si era trasferita nella località dello Yorkshire dal Sudafrica, andando a vivere insieme con la madre in casa di una zia materna che aveva una figlia di sedici anni, Elsie Wright (1901-1988).
Un giorno Frances ed Elsie tornano a casa bagnate. Rimproverate, spiegano che presso un ruscello si sono sporte per vedere le fate. Trattate da bugiarde, chiedono in prestito la macchina fotografica del padre di Elsie, e tornano a casa con una fotografia dove Frances è circondata da quattro fate danzanti.
A questa prima foto, del luglio 1917, ne segue in settembre un’altra che mostra Elsie con uno gnomo.
La famiglia non dà troppa pubblicità alle apparizioni, ma la madre di Elsie partecipa alle attività della Società Teosofica e nel 1919 trasmette le fotografie a Edward L. Gardner, un’autorità fra i teosofi in materia di spiriti. Gardner ne parla all’amico Conan Doyle che, razionalista e ostile al Cristianesimo e ai miracoli, è però un attivo spiritista e si interessa a tutta una serie di fenomeni occulti. Il romanziere prega Gardner di indagare nello Yorkshire e, quando il teosofo conferma che le ragazzine sembrano degne di fede, si lancia a capofitto nella propaganda internazionale dell’episodio.
Conan Doyle si considerava un esperto di fotografia, e aveva esaminato le prime due fotografie - e le altre tre scattate dalle ragazze di Cottingley nel 1920 - senza trovare nessun sintomo di trucco o di doppia esposizione.
Contro Doyle e le fotografie delle fate si levarono molte voci, anche autorevoli, che con strumenti diversi, intendevano porre in rilievo l’inattendibilità di quelle "prove".
Doyle così replicò emblematicamente alle accuse: "Ci sono migliaia di persone che credono ancora alla fantastica affermazione fatta qualche anno fa secondo cui le fotografie delle fate sarebbero state tratte da una ben nota pubblicità.
Nella mia conferenza ho dichiarato che avrei accettato qualunque spiegazione di queste fotografie, tranne una che accettasse il carattere delle bambine.
Sono sicuro che quando ho spiegato i fatti c’erano delle persone nella sala disposte ad accettare le fotografie (...). Ci sono state molte obiezioni presentate contro le fotografie di Cottingley, la maggioranza delle quali evidentemente assurde. L’obiezione che merita più attenzione è qualche si tratta di figurine accuratamente ritagliate e sospese con fili invisibili nella fotografia. Questa spiegazione è concepibile ma il peso della probabilità mi sembra ampiamente contro di essa".
Poi, rifacendosi al metodo indiziario, Doyle apportava alcune puntualizzazioni e obbiezioni:
1) Frances, la ragazza più giovane , ha scritto nel 1917 che Cottingley era un bel posto per le sue farfalle e le sue fate. Questa settimana venne spedita ad un’amica in Sud Africa e non venne scoperta fino al 1923, circa, e pubblicata sul Cape Argus. Per quale possibile ragione una bambina di 10 anni avrebbe dovuto esprimersi in questo modo se avesse saputo che si trattava di un inganno?
2) Se le figurine fossero state ritagliate, le stesse figure, o simili, dovrebbero esistere su qualche libro o giornale. Ma non sono state ritrovate.
3) C’è una grande differenza nella solidità tra le figure del 1920 e quelle del 1917, che può essere spiegata con la diminuzione dei poteri medianici delle bambine, ma non si spiega nell’ipotesi di un falso.
4) Gli esperti hanno notato segni di movimento nelle figure.
5) Il Signor Gardner si è formato un’altra opinione del carattere sia delle bambine che del padre di Elise. Quest’ultimo si sarebbe certamente resoconto di un eventuale inganno".Le certezze di Conan Doyle vanno soprattutto ricercate nelle pretese di obbiettività che, in particolare nel Positivismo, si riconoscevano alla tecnica fotografica, da poco in fondo entrata a far parte del corredo strumentale delle scienze.
Le fotografie tuttavia non hanno "resistito all’investigazione".
In anni più recenti, esperti più simili allo scettico Sherlock Holmes, che al credulo Conan Doyle le hanno riesaminate, e hanno concluso che - senza bisogno di doppia esposizione - le bambine hanno semplicemente collocato nei prati di Cottingley delle banali silhouette, delle fate di cartone, che poi hanno fotografato.
Ironia della sorte, la prima e più celebre fotografia sembra ispirata a un disegno di un libro per bambini del 1914, il Pincess Mary’s Gift Book, a cui aveva contribuito lo stesso Conan Doyle.
Nel bel mezzo di una serie di articoli sul "sorprendente caso delle fate di Cottingley" pubblicati tra il 1982 e il 1983 dall’autorevole The British Journal of Photography, il caso diventa veramente "sorprendente".
La più vecchia delle bambine di Cottingley, Elsie - ormai un’anziana signora - scrive e confessa che si trattava proprio di fate di cartone, di uno "scherzo, che è stato ora smascherato", iniziato per gioco e sostenuto per anni per non creare problemi alla madre teosofa di Elsie e al povero Conan Doyle.
La rivista rintraccia anche Frances, la cui versione è diversa: sì, le fate sono di cartone nelle prime quattro fotografie, ma non nella quinta che "è una vera fotografia di vere fate". Per Frances le fate esistono, ma nessuno avrebbe creduto alla loro esistenza se - attraverso le prime quattro fotografie - non avessero corredate di prove false una storia vera.
Oggi anche la quinta fotografia viene messa in discussione dagli esperti, ma certo a rigor di logica Frances (che è morta nel 1986) aveva ragione.
Detto e raccontato tutto ciò, vorrei concludere dicendo che il fatto che le fotografie di Cottingley possano essere in parte false non dimostra che le fate non esistono…
Che cosa c’entra Conan Doyle con le fate di Cottingley? C’entra molto.
Fu proprio Conan Doyle a diffondere negli ambienti teosofici ed esoterici di tutto il mondo la notizia delle apparizioni delle fate a Cottingley, prima con due articoli sullo Strand Magazine, del dicembre 1920 e marzo 1921 e quindi con un libro, The Coming of the Fairies ("La venuta delle fate"), pubblicato a Londra nel 1922 e quindi in una seconda edizione ampiamente rivista nel 1928. Il volume non era mai stato tradotto in italiano, fino a quando nel 1992 uscì da SugarCo - con il titolo Il ritorno delle fate e con la riproduzione delle fotografie originali conservate dalla biblioteca dell’Università di Leeds - in un’edizione curata dal sottoscritto e dallo specialista americano Michael W. Homer.
Anche i lettori italiani potevano così scoprire una curiosa verità su Conan Doyle: lo stesso romanziere che aveva messo in scena il trionfo della ragione deduttiva con Sherlock Holmes era stato un fervente difensore della credenza delle fate.
Ma che cosa era successo, precisamente, ottant’anni fa a Cottingley?
I negativi delle foto non furono manomessi in alcun modo, ma le fate immortalate somigliano in modo imbarazzante alle illustrazioni di uno dei libri dell'epoca (Princess Mary's Gift Book), al punto che pare ovvio siano proprio le pagine di quei libri ritagliate ed usate come sagome da appuntare al terreno tramite spilli. Ma le immagini suscitarono un enorme clamore, anche grazie all'interessamento ed al supporto di Sir Arthur Conan Doyle, che le credeva assolutamente "genuine”.
Nel luglio del 1917, due bambine (Elsie Wright e sua cugina Frances Griffiths) presentarono una serie di fotografie che le ritraevano in compagnia di fate e folletti.
In quell’anno una bambina di nove anni, Frances Griffiths (1907-1986) si era trasferita nella località dello Yorkshire dal Sudafrica, andando a vivere insieme con la madre in casa di una zia materna che aveva una figlia di sedici anni, Elsie Wright (1901-1988).
Un giorno Frances ed Elsie tornano a casa bagnate. Rimproverate, spiegano che presso un ruscello si sono sporte per vedere le fate. Trattate da bugiarde, chiedono in prestito la macchina fotografica del padre di Elsie, e tornano a casa con una fotografia dove Frances è circondata da quattro fate danzanti.
A questa prima foto, del luglio 1917, ne segue in settembre un’altra che mostra Elsie con uno gnomo.
La famiglia non dà troppa pubblicità alle apparizioni, ma la madre di Elsie partecipa alle attività della Società Teosofica e nel 1919 trasmette le fotografie a Edward L. Gardner, un’autorità fra i teosofi in materia di spiriti. Gardner ne parla all’amico Conan Doyle che, razionalista e ostile al Cristianesimo e ai miracoli, è però un attivo spiritista e si interessa a tutta una serie di fenomeni occulti. Il romanziere prega Gardner di indagare nello Yorkshire e, quando il teosofo conferma che le ragazzine sembrano degne di fede, si lancia a capofitto nella propaganda internazionale dell’episodio.
Conan Doyle si considerava un esperto di fotografia, e aveva esaminato le prime due fotografie - e le altre tre scattate dalle ragazze di Cottingley nel 1920 - senza trovare nessun sintomo di trucco o di doppia esposizione.
Contro Doyle e le fotografie delle fate si levarono molte voci, anche autorevoli, che con strumenti diversi, intendevano porre in rilievo l’inattendibilità di quelle "prove".
Doyle così replicò emblematicamente alle accuse: "Ci sono migliaia di persone che credono ancora alla fantastica affermazione fatta qualche anno fa secondo cui le fotografie delle fate sarebbero state tratte da una ben nota pubblicità.
Nella mia conferenza ho dichiarato che avrei accettato qualunque spiegazione di queste fotografie, tranne una che accettasse il carattere delle bambine.
Sono sicuro che quando ho spiegato i fatti c’erano delle persone nella sala disposte ad accettare le fotografie (...). Ci sono state molte obiezioni presentate contro le fotografie di Cottingley, la maggioranza delle quali evidentemente assurde. L’obiezione che merita più attenzione è qualche si tratta di figurine accuratamente ritagliate e sospese con fili invisibili nella fotografia. Questa spiegazione è concepibile ma il peso della probabilità mi sembra ampiamente contro di essa".
Poi, rifacendosi al metodo indiziario, Doyle apportava alcune puntualizzazioni e obbiezioni:
1) Frances, la ragazza più giovane , ha scritto nel 1917 che Cottingley era un bel posto per le sue farfalle e le sue fate. Questa settimana venne spedita ad un’amica in Sud Africa e non venne scoperta fino al 1923, circa, e pubblicata sul Cape Argus. Per quale possibile ragione una bambina di 10 anni avrebbe dovuto esprimersi in questo modo se avesse saputo che si trattava di un inganno?
2) Se le figurine fossero state ritagliate, le stesse figure, o simili, dovrebbero esistere su qualche libro o giornale. Ma non sono state ritrovate.
3) C’è una grande differenza nella solidità tra le figure del 1920 e quelle del 1917, che può essere spiegata con la diminuzione dei poteri medianici delle bambine, ma non si spiega nell’ipotesi di un falso.
4) Gli esperti hanno notato segni di movimento nelle figure.
5) Il Signor Gardner si è formato un’altra opinione del carattere sia delle bambine che del padre di Elise. Quest’ultimo si sarebbe certamente resoconto di un eventuale inganno".Le certezze di Conan Doyle vanno soprattutto ricercate nelle pretese di obbiettività che, in particolare nel Positivismo, si riconoscevano alla tecnica fotografica, da poco in fondo entrata a far parte del corredo strumentale delle scienze.
Le fotografie tuttavia non hanno "resistito all’investigazione".
In anni più recenti, esperti più simili allo scettico Sherlock Holmes, che al credulo Conan Doyle le hanno riesaminate, e hanno concluso che - senza bisogno di doppia esposizione - le bambine hanno semplicemente collocato nei prati di Cottingley delle banali silhouette, delle fate di cartone, che poi hanno fotografato.
Ironia della sorte, la prima e più celebre fotografia sembra ispirata a un disegno di un libro per bambini del 1914, il Pincess Mary’s Gift Book, a cui aveva contribuito lo stesso Conan Doyle.
Nel bel mezzo di una serie di articoli sul "sorprendente caso delle fate di Cottingley" pubblicati tra il 1982 e il 1983 dall’autorevole The British Journal of Photography, il caso diventa veramente "sorprendente".
La più vecchia delle bambine di Cottingley, Elsie - ormai un’anziana signora - scrive e confessa che si trattava proprio di fate di cartone, di uno "scherzo, che è stato ora smascherato", iniziato per gioco e sostenuto per anni per non creare problemi alla madre teosofa di Elsie e al povero Conan Doyle.
La rivista rintraccia anche Frances, la cui versione è diversa: sì, le fate sono di cartone nelle prime quattro fotografie, ma non nella quinta che "è una vera fotografia di vere fate". Per Frances le fate esistono, ma nessuno avrebbe creduto alla loro esistenza se - attraverso le prime quattro fotografie - non avessero corredate di prove false una storia vera.
Oggi anche la quinta fotografia viene messa in discussione dagli esperti, ma certo a rigor di logica Frances (che è morta nel 1986) aveva ragione.
Detto e raccontato tutto ciò, vorrei concludere dicendo che il fatto che le fotografie di Cottingley possano essere in parte false non dimostra che le fate non esistono…
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Risposta da DaemonGood al topic Re:L'Angolo delle Fate
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Risposta da LaDea al topic Re:L'Angolo delle Fate
Le fate amano i fiori più di qualsiasi altra cosa!
Il loro olfatto è sottilissimo, conoscono ogni sfumatura legata agli aromi ed ai profumi dei fiori che crescono nei boschi e dei prati.
Esse se ne prendono cura sorvegliandone il ciclo vitale, curandone le radici, assistendo allo sbocciare dei teneri germogli.
Quando andate alla ricerca dei luoghi di ritrovi fatati, ricordatevi che ogni prato, ogni striscia di terra su cui fioriscono fiori e profumi selvatici lì vi è la sicura presenza delle fate. Non a caso si dice che il profumo lasciato dal popolo fatato sia quello spiccato del muschio bagnato.
Per tradizione ogni fiore o pianta o albero ha un significato simbolico, derivato da tradizioni antiche e rappresenta uno stato d'animo, un sentimento, un messaggio.
Si possono intrecciare sublimi conversazioni scambiandosi corolle colorate
DaemonGood -.-
Il loro olfatto è sottilissimo, conoscono ogni sfumatura legata agli aromi ed ai profumi dei fiori che crescono nei boschi e dei prati.
Esse se ne prendono cura sorvegliandone il ciclo vitale, curandone le radici, assistendo allo sbocciare dei teneri germogli.
Quando andate alla ricerca dei luoghi di ritrovi fatati, ricordatevi che ogni prato, ogni striscia di terra su cui fioriscono fiori e profumi selvatici lì vi è la sicura presenza delle fate. Non a caso si dice che il profumo lasciato dal popolo fatato sia quello spiccato del muschio bagnato.
Per tradizione ogni fiore o pianta o albero ha un significato simbolico, derivato da tradizioni antiche e rappresenta uno stato d'animo, un sentimento, un messaggio.
Si possono intrecciare sublimi conversazioni scambiandosi corolle colorate
DaemonGood -.-
14 Anni 10 Mesi fa #4401
da perla84
Risposta da perla84 al topic Re:L'Angolo delle Fate
Alla mezzanotte del sabato streghe e stregoni amano darsi convegno in un prato prospiciente il monte Tenchia. Qui danzano, cantano e compiono incantesimi per tutta la notte. Il prato è facilmente riconoscibile perchè ha forma circolare e l'erba è altissima e folta: nessuno l'ha mai tagliata. Chi ne toccasse un solo filo verrebbe dilaniato la notte seguente dall'orda diabolica.
Le Fate in Sardegna
Secondo Brian Froud e Alan Lee sul monte Oe, in Sardegna, sorgeva lo splendido palazzo delle Fate, sas fadas. Erano bellissime e fornite di ali. Ogni notte scendevano in paese e giravano per le case: ogni tanto entravano in una casa per il buco della serratura, e se vi trovavano una persona che andasse loro a genio la svegliavavno chiamandola tre volte, e la portavano con sé nel loro palazzo. Là venivano mostrate casse e casse piene d'oro, di pietre preziose, di perle, e la si invitava a prendere ciò che voleva. Ma tutto ciò che quella persona avesse preso si sarebbe trasformato in carbone: sarebbe stato necessario tornare là di giorno, con un rosario, e gettarlo sul tesoro per poterselo assicurare.
Le Fate in Sardegna
Secondo Brian Froud e Alan Lee sul monte Oe, in Sardegna, sorgeva lo splendido palazzo delle Fate, sas fadas. Erano bellissime e fornite di ali. Ogni notte scendevano in paese e giravano per le case: ogni tanto entravano in una casa per il buco della serratura, e se vi trovavano una persona che andasse loro a genio la svegliavavno chiamandola tre volte, e la portavano con sé nel loro palazzo. Là venivano mostrate casse e casse piene d'oro, di pietre preziose, di perle, e la si invitava a prendere ciò che voleva. Ma tutto ciò che quella persona avesse preso si sarebbe trasformato in carbone: sarebbe stato necessario tornare là di giorno, con un rosario, e gettarlo sul tesoro per poterselo assicurare.
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14 Anni 10 Mesi fa - 14 Anni 10 Mesi fa #4402
da perla84
Risposta da perla84 al topic Re:L'Angolo delle Fate
Sempre Brian Froud e Alan Lee riferiscono che le Fate non lasciano nulla d'intentato per proteggere le loro dimore e il loro oro. I cercatori di tesori che scavano nelle colline delle Fate sono messi sull'avviso da strane voci, da rumori sinistri e da tempeste violente. Se questi avvertimenti vengono ignorati, l'unico guadagno sarà cattiva fortuna, disastri e addirittura la morte. Il reverendo F. Warne racconta, in Come Comportarsi, che alcuni uomini, desiderosi di trovare un tesoro in una collina del Somerset chiamata Castel Neroche, <<violarono la santità di questo monticello misterioso. Prima di trovare una sola moneta, però, furono presi dal timor panico e rinunciarono alle loro presuntuose intenzioni. Meraviglioso e terribile a dirsi, entro un mese dall'inizio della loro impresa tutti pagarono con la vita, chi per un incidente, chi per una morte improvvisa, chi colto da febbri violente>>. Riportato su Miscellanea di vecchie leggende del luglio 1911, c'è il racconto di un contadino di Orkney che, pur avvertito da un Trow di non scavare in un monticello del suo campo sotto pena di perdere sei mucche e di avere sei funerali in casa, continuò il saccheggio e perse sia il bestiame sia la famiglia.
Ultima Modifica 14 Anni 10 Mesi fa da perla84.
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