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Poesia
- luli
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13 Anni 7 Mesi fa #7910
da luli
Risposta da luli al topic Re:Poesia
Tre fiammiferi uno dopo l'altro accesi nella notte
Il primo per vedere intero il volto tuo
il secondo per vedere gli occhi tuoi
l'ultimo per vedere la tua bocca
e l'oscurità completa per ricordarmi queste immagini
Mentre ti stringo a me tra le mie braccia.
-- Jacques Prévert
Il primo per vedere intero il volto tuo
il secondo per vedere gli occhi tuoi
l'ultimo per vedere la tua bocca
e l'oscurità completa per ricordarmi queste immagini
Mentre ti stringo a me tra le mie braccia.
-- Jacques Prévert
- Puntoacapo
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- luli
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13 Anni 7 Mesi fa #7916
da luli
Risposta da luli al topic Re:Poesia
Ti aspetto e ogni giorno
Ti aspetto e ogni giorno
mi spengo poco per volta
e ho dimenticato il tuo volto.
Mi chiedono se la mia disperazione
sia pari alla tua assenza
no, è qualcosa di più:
è un gesto di morte fissa
che non ti so regalare..... io amo questa donna...................
Ti aspetto e ogni giorno
mi spengo poco per volta
e ho dimenticato il tuo volto.
Mi chiedono se la mia disperazione
sia pari alla tua assenza
no, è qualcosa di più:
è un gesto di morte fissa
che non ti so regalare..... io amo questa donna...................
13 Anni 7 Mesi fa #7918
da LaDea
Incontrando Gaudì
Con occhi di vetro
mi fissi nel vuoto
di questo spazio rappreso
di silenzi e marmo.
Madrigale di pianti
e offerte da tempio
su scale tortuose
e petali di stucco.
Fosti follia d’un presente
che lascia traccia nel tempo
violentato nel genio
dall’altrui orgogliosa mano
che a ricrear natura e sofferenza
d’Uomo e Creatore
nell'immortale tuo delirio
volle incidere il suo nome.
In plastiche visioni
di bene e male,
contorte nelle forme di natura
e imperfezione,
della tua Spagna disegnasti
eterna sorte e splendore.
Alterego Natàlia
Con occhi di vetro
mi fissi nel vuoto
di questo spazio rappreso
di silenzi e marmo.
Madrigale di pianti
e offerte da tempio
su scale tortuose
e petali di stucco.
Fosti follia d’un presente
che lascia traccia nel tempo
violentato nel genio
dall’altrui orgogliosa mano
che a ricrear natura e sofferenza
d’Uomo e Creatore
nell'immortale tuo delirio
volle incidere il suo nome.
In plastiche visioni
di bene e male,
contorte nelle forme di natura
e imperfezione,
della tua Spagna disegnasti
eterna sorte e splendore.
Alterego Natàlia
13 Anni 7 Mesi fa #7950
da LaDea
Se avessi il drappo ricamato del cielo,
intessuto dell'oro e dell'argento e della luce,
i drappi dai colori chiari e scuri del giorno e della notte
dai mezzi colori dell'alba e del tramonto,
stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi:
invece, essendo povero, ho soltanto i sogni;
e i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi;
cammina leggera, perché cammini sui miei sogni.
William Butler
intessuto dell'oro e dell'argento e della luce,
i drappi dai colori chiari e scuri del giorno e della notte
dai mezzi colori dell'alba e del tramonto,
stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi:
invece, essendo povero, ho soltanto i sogni;
e i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi;
cammina leggera, perché cammini sui miei sogni.
William Butler
- Puntoacapo
- Visitatori
13 Anni 7 Mesi fa #7954
da Puntoacapo
Risposta da Puntoacapo al topic Re:Poesia
Solitudine
Ha una sua solitudine lo spazio,
solitudine il mare
e solitudine la morte - eppure
tutte queste son folla
in confronto a quel punto più profondo,
segretezza polare,
che è un’anima al cospetto di se stessa:
infinità finita.
(Emily Dickinson)
Ha una sua solitudine lo spazio,
solitudine il mare
e solitudine la morte - eppure
tutte queste son folla
in confronto a quel punto più profondo,
segretezza polare,
che è un’anima al cospetto di se stessa:
infinità finita.
(Emily Dickinson)
13 Anni 7 Mesi fa #7971
da LaDea
Un dì si venne a me Malinconia
Un dì si venne a me Malinconia
e disse: <<Io voglio un poco stare teco>>;
e parve a me ch'ella menasse seco
Dolore e Ira per sua compagnia.
E io le dissi: <<Partiti, va via>>;
ed ella mi rispose come un greco:
e ragionando a grande agio meco,
guardai e vidi Amore, che venia
vestito di novo d'un drappo nero,
e nel suo capo portava un cappello;
e certo lacrimava pur di vero.
Ed eo li dissi: <<Che hai, cattivello?>>.
Ed el rispose: <<Eo ho guai e pensero,
ché nostra donna mor, dolce fratello>>.
(Dante Alighieri)
Un dì si venne a me Malinconia
e disse: <<Io voglio un poco stare teco>>;
e parve a me ch'ella menasse seco
Dolore e Ira per sua compagnia.
E io le dissi: <<Partiti, va via>>;
ed ella mi rispose come un greco:
e ragionando a grande agio meco,
guardai e vidi Amore, che venia
vestito di novo d'un drappo nero,
e nel suo capo portava un cappello;
e certo lacrimava pur di vero.
Ed eo li dissi: <<Che hai, cattivello?>>.
Ed el rispose: <<Eo ho guai e pensero,
ché nostra donna mor, dolce fratello>>.
(Dante Alighieri)
- Puntoacapo
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13 Anni 7 Mesi fa - 13 Anni 7 Mesi fa #7978
da LaDea
Un suono freddo, d’astio, e nient’altro. Perchè sembro sentirlo
soltanto io?
Dividi, umano, con me questa paura.
Confortami!
Nulla.
Ed eccolo, ancora.
E’ il canto profano della disperazione,
famelica guerriera,
signora della mia viltà.
Mi prende,
mi devasta,
mi sussurra,
Pace.
Poi torna e mi regala illusioni,
che oggi cantano,
domani mi urleran,
“Vi è un solo modo per uscire dalle rotaie”:
parole acri,
lamine ammaestrate dalla
Disgrazia
al macabro teatro.
Di quale libertà si ornava
le parole quel finto
saggio,
al quale udire il canto portava
consolazione?
Di Scilla e di Cariddi paiono a me,
razza meticcia,
le sue strofe;
seppure ammaliano,
lasciano l’amaro in bocca.
Sarei felice,
si, ma in quale vita?
Non più stelle,
non più Luna,
non più rose per distillarne il vino.
Sguardi profani se ne approprieranno,
e guarderanno te,
Aylliss,
rubandoti l’ingenuità e lo stupore,
mentre mi spegnerò,
portandoti nel cuore.
Sorriso.
soltanto io?
Dividi, umano, con me questa paura.
Confortami!
Nulla.
Ed eccolo, ancora.
E’ il canto profano della disperazione,
famelica guerriera,
signora della mia viltà.
Mi prende,
mi devasta,
mi sussurra,
Pace.
Poi torna e mi regala illusioni,
che oggi cantano,
domani mi urleran,
“Vi è un solo modo per uscire dalle rotaie”:
parole acri,
lamine ammaestrate dalla
Disgrazia
al macabro teatro.
Di quale libertà si ornava
le parole quel finto
saggio,
al quale udire il canto portava
consolazione?
Di Scilla e di Cariddi paiono a me,
razza meticcia,
le sue strofe;
seppure ammaliano,
lasciano l’amaro in bocca.
Sarei felice,
si, ma in quale vita?
Non più stelle,
non più Luna,
non più rose per distillarne il vino.
Sguardi profani se ne approprieranno,
e guarderanno te,
Aylliss,
rubandoti l’ingenuità e lo stupore,
mentre mi spegnerò,
portandoti nel cuore.
Sorriso.
Ultima Modifica 13 Anni 7 Mesi fa da LaDea.
Ringraziano per il messaggio: Puntoacapo
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