Voler vivere, voler parlare" raccoglie due brevi saggi filosofici di Wenceslao Galan.
Il primo, che dà il titolo alla raccolta, affronta in chiave linguistico-politica il rapporto tra voler vivere (rimandiamo per un approfondimento su questo tema al volume di Santiago Lopez Petit Amare e pensare) e voler parlare, espressi come necessità vitali di confronto con il reale, nel tentativo di sottrarsi al suo dominio attraverso il linguaggio e la parola, passando per il silenzio e il grido.
"Occupare il linguaggio" è il secondo saggio.
Nell'originale spagnolo il titolo è "Okupar el lenguaje": l'uso della "k" al posto della "c" è un riferimento, anche metodologico, al movimento degli "Okupas" spagnoli, attivi nella riappropriazione di spazi abitativi e di socialità dentro e fuori i tessuti urbani.
Per Galan, il lavoro da fare sul linguaggio per sottrarlo al reale sta tutto in questa riappropriazione, un atto di sfida e di guerra nei confronti di una realtà che ormai non appartiene più alle società ma al capitale.
Un atto che porti non più a prendere la parola che ci è data, ma ad appropriarci della parola che ci è stata tolta.
Sottrarre il linguaggio al dispositivo di sfruttamento del capitale e al tempo stesso restituire protagonismo politico all'Uomo Anonimo.
«Ci sta succedendo qualcosa.
Qualcosa di grave e di strano accade alla vita, al senso, alle parole.
Come se non si potessero incontrare con il mondo.
Come se la realtà si fosse staccata da loro... e allo stesso tempo le schiacciasse fra loro.
Tutto è possibile e non possiamo nulla.
Nessun limite minaccia il discorso ma il silenzio affonda nella voce come un veleno mortale.
Non abbiamo nulla da dire.
Cosa sta succedendo?
C'è un desiderio incalzante di pensare, di portare le domande a scuoterci davvero, di porle all'altezza di ciò che realmente accade.
Cos'è vivere?
Cos'è parlare?
Cosa accade tra il linguaggio e la realtà?
Qual è lo spazio politico della parola?
Dare avvio a questa situazione richiede di erigere un nuovo scenario filosofico, un territorio categoricamente diverso, irriducibile ai luoghi in cui fino ad ora è stato situato.
Luoghi che sono diventati per noi ostacoli, tracce false, tunnel soffocanti e senza via d'uscita».