BIANCO SU NERO, RUBÉN GALLEGO
La forza di vivere nonostante tutto
Storia di un’infanzia in orfanotrofi e ospizi in Unione Sovietica. La madre di Rubén era la figlia del segretario del partito comunista spagnolo in esilio e per questo aveva potuto partorire in una clinica del Cremlino, a Mosca, riservata alla nomenclatura sovietica.
Dei due gemelli nati nel settembre del 1968 dal suo amore per uno studente venezuelano, uno morì quasi subito e l’altro, Rubén, cerebroleso, le fu tolto per venire internato in un orfanotrofio insieme ad altri handicappati. Solo dopo il 1990, nella confusione della perestrojka, Rubén riuscì a scappare dall’ultimo ospizio in cui era rinchiuso, ad iniziare le ricerche per ritrovare la madre e a scrivere, finalmente, battendo sulla tastiera del computer con un solo dito, mettendo in libertà i suoi ricordi. Che iniziano in un tempo molto lontano: “Sono piccolo. E’ notte. E’ inverno.
Devo andare al gabinetto. Inutile chiamare l’inserviente. Ho una sola possibilità: strisciare.” E dice anche: “Sono un eroe. E’ facile essere un eroe. Se non hai le braccia o le gambe, o sei un eroe o sei morto.” Rubén non è morto, perché ci racconta di come è sopravvissuto......
da "rileggere" per quanto mi ha colpito !!bellissimo perchè Ruben non è una vittima ma un eroe...nonostante tutto!