Chat Gratis
Miti e Leggende
Riduci
Di più
- Messaggi: 2199
- Ringraziamenti ricevuti 146
15 Anni 2 Mesi fa #2921
da LaDea
Risposta da LaDea al topic Re:Miti e Leggende
La leggenda del Mare di Lacrime
Un grande vascello entrò nel porto, il ponte fu ammainato nel far scendere un solo angelo. Un angelo un po’ malconcio, scapigliato con le vesti sporche e consumate, ma sempre di un angelo si trattava.
Ora che hai la forza, la motivazione e il cuore, a te il timone! Prendilo!
Una stella dal cielo rotolò giù come una ruota, direttamente tra le mani dell’angelo.
Preso!
Disse facendo l’occhiolino al cielo.
Ora ci penso io!
Decretò poi pieno di buona volontà. Con il Timone tra le mani si girò verso il vascello, che lo aveva accompagnato nel suo viaggio, ma il vascello non era più ormeggiato lì. L’angelo s’impesierì:
E’ un peccato! Ora ho il timone ma non ho il vascello, in passato avevo il vascello e non il timone, è proprio vero: “Chi ha il pane non hai denti, e chi ha i denti non ha il pane”.
Sfiduciato fece per sedersi in terra e la voce disse:
Alzati! Angelo tu ancora cerchi il tuo vascello, non hai ancora compreso che era solo un mezzo per condurti sulla terra che ora calpesti? Non hai bisogno di vascelli, ora sei tu a guidare la tua vita, cammina nel tuo nuovo esistere.
L’angelo guardò per un ultima volta quel mare di lacrime, che lo aveva condotto sino alla sua spiaggia, cercò all’orizzonte il vascello con il quale aveva affrontato mostri marini, feroci tempeste, tante notti senza luna, e pianse al ricordo del dolore, pianse talmente tanto da impregnare tutta la sua già logora veste.
E la voce dall’alto disse:
Penso che sia giunta l’ora di cambiare abito, non credi?
E fu così che il timone che aveva tra le mani mutò in un meraviglioso abito di colori, che si accese di luce.
L’angelo da quel giorno non pianse più, perché la ricompensa ricevuta era un Sole in grado di asciugare non solo il suo mare di lacrime ma tanti, tantissimi mari, e di quel sole lui ne era un messo.
Un grande vascello entrò nel porto, il ponte fu ammainato nel far scendere un solo angelo. Un angelo un po’ malconcio, scapigliato con le vesti sporche e consumate, ma sempre di un angelo si trattava.
Ora che hai la forza, la motivazione e il cuore, a te il timone! Prendilo!
Una stella dal cielo rotolò giù come una ruota, direttamente tra le mani dell’angelo.
Preso!
Disse facendo l’occhiolino al cielo.
Ora ci penso io!
Decretò poi pieno di buona volontà. Con il Timone tra le mani si girò verso il vascello, che lo aveva accompagnato nel suo viaggio, ma il vascello non era più ormeggiato lì. L’angelo s’impesierì:
E’ un peccato! Ora ho il timone ma non ho il vascello, in passato avevo il vascello e non il timone, è proprio vero: “Chi ha il pane non hai denti, e chi ha i denti non ha il pane”.
Sfiduciato fece per sedersi in terra e la voce disse:
Alzati! Angelo tu ancora cerchi il tuo vascello, non hai ancora compreso che era solo un mezzo per condurti sulla terra che ora calpesti? Non hai bisogno di vascelli, ora sei tu a guidare la tua vita, cammina nel tuo nuovo esistere.
L’angelo guardò per un ultima volta quel mare di lacrime, che lo aveva condotto sino alla sua spiaggia, cercò all’orizzonte il vascello con il quale aveva affrontato mostri marini, feroci tempeste, tante notti senza luna, e pianse al ricordo del dolore, pianse talmente tanto da impregnare tutta la sua già logora veste.
E la voce dall’alto disse:
Penso che sia giunta l’ora di cambiare abito, non credi?
E fu così che il timone che aveva tra le mani mutò in un meraviglioso abito di colori, che si accese di luce.
L’angelo da quel giorno non pianse più, perché la ricompensa ricevuta era un Sole in grado di asciugare non solo il suo mare di lacrime ma tanti, tantissimi mari, e di quel sole lui ne era un messo.
Riduci
Di più
- Messaggi: 2199
- Ringraziamenti ricevuti 146
15 Anni 2 Mesi fa #2943
da LaDea
Risposta da LaDea al topic Re:Miti e Leggende
Una notte, tanto tempo fa, un pianto lungo e sommesso si aggiungeva ai rumori dell’oscurità. Questo pianto si ripeté a lungo, finché la Luna decise di trovarne la fonte.
A lungo girò intorno a tutto il pianeta e, quando aveva ormai perso del tutto le speranze, lo scorse.
Un piccolo punto luminoso: era da lì che proveniva il pianto.
La Luna scese dal suo cocchio e si avvicinò.
Accanto ad un pozzo, ai margini del bosco, era seduta una lucciola. “Chi sei tu? E perché rattristi con il tuo pianto tutte le mie stelle? “ chiese la Luna. La lucciola spaventata alzò gli occhi e rimase stupita nel vedere il suo interlocutore.
Allora disse: “Deve scusarmi, signora Luna, non volevo mettere tristezza alle sue stelle!”
“Io sono Lumil, il principe delle lucciole!”
“Perché piangi principe Lumil?” chiese la luna.
“Si avvicina la primavera e il mio popolo comincerà a vagare per i prati e i giardini, per illuminare le calde notti” disse Lumil “Ma noi non troveremo nessuna corolla dischiusa ad attenderci. Solo tanto verde!”
“E qual è il problema? “ chiese la Luna. “Il tuo popolo, da quando è stato creato, è sempre stato il popolo della notte! Voi avete un ruolo importante: dovete illuminare, come me e le stelle, le notti degli alberi”.
“E questo compito ci onora !” rispose Lumil. “Ma, vede signora Luna, c’è un sogno che ogni lucciola ha da quando nasce: io questo sogno lo faccio da sempre!”
“E qual è questo sogno?” chiese la Luna.
“Uscire dalla nostra casa, volare in un prato e trovare, almeno per una volta, un fiore che ci attenda e poterci posare sui suoi petali!” esclamò Lumil.
“Ma è un sogno, e solo un sogno rimarrà. Buona notte signora Luna e mi perdoni se l’ho disturbata”. E così dicendo Lumil volò via.
La Luna ritornò in cielo, ma non riusciva a smettere di pensare a Lumil e al sogno delle lucciole.
Le notti passavano e il pianto di Lumil le riempiva, ma all’improvviso il pianto cessò.
Sirio, una delle stelle, andò dalla luna e le disse: “Mamma ascolta!”e la invitò a tendere l’orecchio.
“Cosa devo ascoltare?”chiese la Luna.
“Il principe triste! Questa notte il suo pianto non si sente.” rispose Sirio.
“E’ vero ! esclamò la Luna . Non odo il suo lamento!”
“E se gli fosse accaduto qualcosa?” aggiunse Sirio molto preoccupata. “Ti prego mamma va a vedere!”
E cosi fu. La Luna salì sul suo cocchio e andò in cerca del pozzo presso il quale aveva incontrato Lumil per la prima volta.
Quando lo ebbe trovato, si fermò e si avvicinò.
Ferme, vicino al pozzo, trovò tante lucciole e ad una di loro chiese:
“Cosa accade?”la risposta la rattristò.
“Il nostro principe si è ammalato. Era molto triste perché sapeva che i suoi giorni stavano finendo, e che non sarebbe mai riuscito a realizzare il sogno del suo popolo. E il dispiacere lo ha consumato.”
La Luna rimase lì ferma ad attendere di poter vedere il principe Lumil.
Quando la vide il principe disse: “Signora Luna, come mai è ritornata?Io non ho pianto questa notte!”
“Ero preoccupata per te, ragazzo mio e volevo assicurarmi che tu stessi bene!” rispose la Luna dolcemente.
“Non deve preoccuparsi per me. Il mio tempo ormai è finito.
Raggiungerò i miei antenati con un unico rimpianto: non aver potuto realizzare il sogno del mio popolo. Spero che il prossimo principe ci riesca!”
Le forze stavano abbandonando il principe delle lucciole.
Tutto il suo popolo era preso da grande tristezza.
L’amore che le lucciole dimostravano al loro principe e la dolcezza di Lumil colpirono al cuore la Luna.
“Lumil la tua luce si spegnerà presto, questo io non posso evitarlo, ma – disse la Luna – andrai via sapendo di aver realizzato il sogno del tuo popolo. Guarda……..”
La Luna si strappò una ciglia, la prese tra le mani e la posò in terra di fianco a Lumil.
Come d’incanto dalla terra cominciarono a spuntare foglie.
Le foglie presero a germogliare, d’improvviso una gemma si schiuse e fece capolino un bel fiore giallo e fucsia.
“Ecco Lumil!Questo sarà il fiore delle lucciole, per sempre, e si chiamerà come te: Lumil, che nella lingua delle lucciole significa colui che rende bella la notte!” Lumil pianse di gioia e disse: “Grazie o luminosa Luna, sarà bella di notte per il mio popolo!”
E con tutta la forza che gli rimaneva, accese la sua lucina e volò sul suo fiore. E lì si spense felice.
Da quella notte, tante volte la Luna si è levata in cielo, ma ancora oggi quando, nelle notti d’estate guarda i prati, sorride.
Ogni notte le lucciole raggiungono le belle di notte che si schiudono solo per loro e c’è soltanto una pianta, la più bella, che non permette a nessuna lucciola di sedersi sui suoi petali e illuminarla: è la pianta nata vicino al pozzo ed è la sola che non ha bisogno di luce perché nei suoi fiori vive Lumil.
A lungo girò intorno a tutto il pianeta e, quando aveva ormai perso del tutto le speranze, lo scorse.
Un piccolo punto luminoso: era da lì che proveniva il pianto.
La Luna scese dal suo cocchio e si avvicinò.
Accanto ad un pozzo, ai margini del bosco, era seduta una lucciola. “Chi sei tu? E perché rattristi con il tuo pianto tutte le mie stelle? “ chiese la Luna. La lucciola spaventata alzò gli occhi e rimase stupita nel vedere il suo interlocutore.
Allora disse: “Deve scusarmi, signora Luna, non volevo mettere tristezza alle sue stelle!”
“Io sono Lumil, il principe delle lucciole!”
“Perché piangi principe Lumil?” chiese la luna.
“Si avvicina la primavera e il mio popolo comincerà a vagare per i prati e i giardini, per illuminare le calde notti” disse Lumil “Ma noi non troveremo nessuna corolla dischiusa ad attenderci. Solo tanto verde!”
“E qual è il problema? “ chiese la Luna. “Il tuo popolo, da quando è stato creato, è sempre stato il popolo della notte! Voi avete un ruolo importante: dovete illuminare, come me e le stelle, le notti degli alberi”.
“E questo compito ci onora !” rispose Lumil. “Ma, vede signora Luna, c’è un sogno che ogni lucciola ha da quando nasce: io questo sogno lo faccio da sempre!”
“E qual è questo sogno?” chiese la Luna.
“Uscire dalla nostra casa, volare in un prato e trovare, almeno per una volta, un fiore che ci attenda e poterci posare sui suoi petali!” esclamò Lumil.
“Ma è un sogno, e solo un sogno rimarrà. Buona notte signora Luna e mi perdoni se l’ho disturbata”. E così dicendo Lumil volò via.
La Luna ritornò in cielo, ma non riusciva a smettere di pensare a Lumil e al sogno delle lucciole.
Le notti passavano e il pianto di Lumil le riempiva, ma all’improvviso il pianto cessò.
Sirio, una delle stelle, andò dalla luna e le disse: “Mamma ascolta!”e la invitò a tendere l’orecchio.
“Cosa devo ascoltare?”chiese la Luna.
“Il principe triste! Questa notte il suo pianto non si sente.” rispose Sirio.
“E’ vero ! esclamò la Luna . Non odo il suo lamento!”
“E se gli fosse accaduto qualcosa?” aggiunse Sirio molto preoccupata. “Ti prego mamma va a vedere!”
E cosi fu. La Luna salì sul suo cocchio e andò in cerca del pozzo presso il quale aveva incontrato Lumil per la prima volta.
Quando lo ebbe trovato, si fermò e si avvicinò.
Ferme, vicino al pozzo, trovò tante lucciole e ad una di loro chiese:
“Cosa accade?”la risposta la rattristò.
“Il nostro principe si è ammalato. Era molto triste perché sapeva che i suoi giorni stavano finendo, e che non sarebbe mai riuscito a realizzare il sogno del suo popolo. E il dispiacere lo ha consumato.”
La Luna rimase lì ferma ad attendere di poter vedere il principe Lumil.
Quando la vide il principe disse: “Signora Luna, come mai è ritornata?Io non ho pianto questa notte!”
“Ero preoccupata per te, ragazzo mio e volevo assicurarmi che tu stessi bene!” rispose la Luna dolcemente.
“Non deve preoccuparsi per me. Il mio tempo ormai è finito.
Raggiungerò i miei antenati con un unico rimpianto: non aver potuto realizzare il sogno del mio popolo. Spero che il prossimo principe ci riesca!”
Le forze stavano abbandonando il principe delle lucciole.
Tutto il suo popolo era preso da grande tristezza.
L’amore che le lucciole dimostravano al loro principe e la dolcezza di Lumil colpirono al cuore la Luna.
“Lumil la tua luce si spegnerà presto, questo io non posso evitarlo, ma – disse la Luna – andrai via sapendo di aver realizzato il sogno del tuo popolo. Guarda……..”
La Luna si strappò una ciglia, la prese tra le mani e la posò in terra di fianco a Lumil.
Come d’incanto dalla terra cominciarono a spuntare foglie.
Le foglie presero a germogliare, d’improvviso una gemma si schiuse e fece capolino un bel fiore giallo e fucsia.
“Ecco Lumil!Questo sarà il fiore delle lucciole, per sempre, e si chiamerà come te: Lumil, che nella lingua delle lucciole significa colui che rende bella la notte!” Lumil pianse di gioia e disse: “Grazie o luminosa Luna, sarà bella di notte per il mio popolo!”
E con tutta la forza che gli rimaneva, accese la sua lucina e volò sul suo fiore. E lì si spense felice.
Da quella notte, tante volte la Luna si è levata in cielo, ma ancora oggi quando, nelle notti d’estate guarda i prati, sorride.
Ogni notte le lucciole raggiungono le belle di notte che si schiudono solo per loro e c’è soltanto una pianta, la più bella, che non permette a nessuna lucciola di sedersi sui suoi petali e illuminarla: è la pianta nata vicino al pozzo ed è la sola che non ha bisogno di luce perché nei suoi fiori vive Lumil.
Riduci
Di più
- Messaggi: 2199
- Ringraziamenti ricevuti 146
15 Anni 2 Mesi fa #2944
da LaDea
Risposta da LaDea al topic Re:Miti e Leggende
Molto, moltissimo tempo fa, le piante ancora non avevano fiori. Allora nel sud viveva una bella fanciulla tehuelche chiamata Kospi, dai morbidi capelli e dolci occhi neri. Un pomeriggio di temporale, quando il lampo illuminava ogni angolo della terra, Karut (il tuono) la vide davanti la capanna (Kau) dei suoi genitori.
.
La vide così bella, che nonostante la sua natura scontrosa, sempre imbronciata e rozza se ne innamorò follemente. Nel timore che la bellissima fanciulla lo rifiutasse, la rapì e fuggì lontano, rimbombando nel cielo, fino a scomparire dalla vista degli atterriti genitori di lei. Arrivato all’alta e nevosa cordigliera, la nascose nel fondo di un ghiacciaio. Lì rinchiusa, fu tanto il dolore e lo sconforto di Kospi che poco a poco ando’ rafreddandosi fino a diventare un crostone di ghiaccio che si fuse con il resto del ghiacciaio.
.
Tempo dopo, Karut recatosi a visitarla scoprendo la sua scomparsa, s’infuriò terribilmente lanciando ruggiti di disperazione. Quell’enorme frastuono arrivò fino all’oceano ed attirò molte nuvole che provocando una pioggia continua sul ghiacciaio finirono per scioglierlo completamente. Così Kospi, divenne ormai acqua che scese giù veloce dalla montagna in un torrente impetuoso, scivolando per le verdi valli impregnando la terra.
.
All’arrivo della primavera, il suo cuore sentì un immenso desiderio di vedere la luce, di sentire la calda carezza del vento e di estasiarsi contemplando il cielo stellato della notte. Risalì lentamente dalle radici al fusto delle piante e sporse la sua bellisima testa dalle punte dei rami, sotto forma di colorati petali.
.
Erano nati i fiori e tutto fu più allegro e bello nel mondo. Ed è per questo motivo che i “tehuelches” chiamano i petali dei fiori Kospi.
.
La vide così bella, che nonostante la sua natura scontrosa, sempre imbronciata e rozza se ne innamorò follemente. Nel timore che la bellissima fanciulla lo rifiutasse, la rapì e fuggì lontano, rimbombando nel cielo, fino a scomparire dalla vista degli atterriti genitori di lei. Arrivato all’alta e nevosa cordigliera, la nascose nel fondo di un ghiacciaio. Lì rinchiusa, fu tanto il dolore e lo sconforto di Kospi che poco a poco ando’ rafreddandosi fino a diventare un crostone di ghiaccio che si fuse con il resto del ghiacciaio.
.
Tempo dopo, Karut recatosi a visitarla scoprendo la sua scomparsa, s’infuriò terribilmente lanciando ruggiti di disperazione. Quell’enorme frastuono arrivò fino all’oceano ed attirò molte nuvole che provocando una pioggia continua sul ghiacciaio finirono per scioglierlo completamente. Così Kospi, divenne ormai acqua che scese giù veloce dalla montagna in un torrente impetuoso, scivolando per le verdi valli impregnando la terra.
.
All’arrivo della primavera, il suo cuore sentì un immenso desiderio di vedere la luce, di sentire la calda carezza del vento e di estasiarsi contemplando il cielo stellato della notte. Risalì lentamente dalle radici al fusto delle piante e sporse la sua bellisima testa dalle punte dei rami, sotto forma di colorati petali.
.
Erano nati i fiori e tutto fu più allegro e bello nel mondo. Ed è per questo motivo che i “tehuelches” chiamano i petali dei fiori Kospi.
Riduci
Di più
- Messaggi: 2199
- Ringraziamenti ricevuti 146
15 Anni 2 Mesi fa #2972
da LaDea
Risposta da LaDea al topic Re:Miti e Leggende
Il Sole e la Luna
Tanti anni fa il sole e l’acqua erano grandi amici, entrambi vivevano insieme sulla terra. Il sole andava a trovare l’acqua molto spesso, ma l’acqua non gli contraccambiava mai la visita. Alla fine il sole domandò all’acqua come mai non andava mai a trovarlo a casa sua. L’acqua rispose che la casa del sole non era sufficientemente grande, e se lei ci andava con i suoi famigliari, avrebbe cacciato fuori il sole. Poi l’acqua aggiunse:
- Se vuoi che venga a trovarti, devi costruire una fattoria molto grande, ma bada che dovrà essere un posto sconfinato, perché la mia famiglia è molto numerosa e occupa un molto spazio.
Il sole promise di costruirsi una fattoria molto grande, e subito tornò a casa dalla moglie, la luna, che lo diede ospitalità con un ampio sorriso quando lui aprì la porta. Il sole disse alla luna ciò che aveva promesso all’acqua, il giorno dopo incominciò a costruirsi una fattoria sconfinata per ospitare la sua amica. Quando essa fu pronta, chiese all’acqua di venire a fargli visita il giorno seguente. Nel momento in cui l’acqua arrivò chiamò fuori il sole e gli domandò se poteva entrare senza pericolo, e il sole rispose:
- Sì, entra pure, amica mia.
Allora l’acqua cominciò a riversarsi, accompagnata dai pesci e da tutti gli animali acquatici. Poco dopo l’acqua arrivata al ginocchio domandò al sole se poteva ancora entrare senza pericolo, e il sole rispose:
- Sì
L’acqua seguitò a riversarsi dentro. Allorché l’acqua era al livello della testa di in uomo, l’acqua disse al sole:
- Vuoi che la mia gente continui ad entrare?
Il sole e la luna risposero:
- Sì.
Risposero così perché non sapevano che altro fare, l’acqua seguitò ad affluire, finchè il sole e la luna dovettero rannicchiarsi in cima al tetto. L’acqua si rivolse al sole con la stessa domanda, ma ricevette la medesima risposta, e la sua gente seguitava a riversarsi dentro, l’acqua in breve sommerse il tetto, e il sole e la luna furono obbligati a salire in cielo, dove da allora sono rimasti.
Tanti anni fa il sole e l’acqua erano grandi amici, entrambi vivevano insieme sulla terra. Il sole andava a trovare l’acqua molto spesso, ma l’acqua non gli contraccambiava mai la visita. Alla fine il sole domandò all’acqua come mai non andava mai a trovarlo a casa sua. L’acqua rispose che la casa del sole non era sufficientemente grande, e se lei ci andava con i suoi famigliari, avrebbe cacciato fuori il sole. Poi l’acqua aggiunse:
- Se vuoi che venga a trovarti, devi costruire una fattoria molto grande, ma bada che dovrà essere un posto sconfinato, perché la mia famiglia è molto numerosa e occupa un molto spazio.
Il sole promise di costruirsi una fattoria molto grande, e subito tornò a casa dalla moglie, la luna, che lo diede ospitalità con un ampio sorriso quando lui aprì la porta. Il sole disse alla luna ciò che aveva promesso all’acqua, il giorno dopo incominciò a costruirsi una fattoria sconfinata per ospitare la sua amica. Quando essa fu pronta, chiese all’acqua di venire a fargli visita il giorno seguente. Nel momento in cui l’acqua arrivò chiamò fuori il sole e gli domandò se poteva entrare senza pericolo, e il sole rispose:
- Sì, entra pure, amica mia.
Allora l’acqua cominciò a riversarsi, accompagnata dai pesci e da tutti gli animali acquatici. Poco dopo l’acqua arrivata al ginocchio domandò al sole se poteva ancora entrare senza pericolo, e il sole rispose:
- Sì
L’acqua seguitò a riversarsi dentro. Allorché l’acqua era al livello della testa di in uomo, l’acqua disse al sole:
- Vuoi che la mia gente continui ad entrare?
Il sole e la luna risposero:
- Sì.
Risposero così perché non sapevano che altro fare, l’acqua seguitò ad affluire, finchè il sole e la luna dovettero rannicchiarsi in cima al tetto. L’acqua si rivolse al sole con la stessa domanda, ma ricevette la medesima risposta, e la sua gente seguitava a riversarsi dentro, l’acqua in breve sommerse il tetto, e il sole e la luna furono obbligati a salire in cielo, dove da allora sono rimasti.
Riduci
Di più
- Messaggi: 2199
- Ringraziamenti ricevuti 146
15 Anni 1 Mese fa #3021
da LaDea
Risposta da LaDea al topic Re:Miti e Leggende
Molto tempo fa in questo paese era buio fitto. Gli abitanti, tennero un'assemblea e decisero che occorreva una persona che fosse veloce a correre.: Scelsero Ghiandaia Azzurra.
Esso, si mise subito in moto in direzione di levante e finalmente giunse in una capanna di terra in un villaggio molto abitato a giudicare dalla quantità di capanne, ma nessuno in realtà era li, perché se ne erano andati ad una festa non molto distante. Entrato nella capanna trovò un bambino.. Ghiandaia Azzurra chiese al bambino:
"Dove sono andati?'".
Il ragazzo rispose:
"Sono andati via":
Nella capanna c'erano delle ceste di provviste contro la parete: Ghiandaia Azzurra indicò la prima cesta che vide li vicino e chiese:
"Che c'è in quella cesta?".
Il bambino rispose:
"Prima sera".
Poi indicò la cesta accanto dicendo:
"Che c'è in quella cesta?".
E il ragazzo rispose:
"Appena buio".
Le domande alternate dalle risposte si susseguirono, fino all’ ultima::
"Che c'è in quella cesta?".
Il fanciullo rispose:
"Aurora".
Allora Ghiandaia Azzurra afferrò lesto la cesta e se ne scappò di corsa!
Il bambino cominciò a gridare:
"Ci hanno rubato l'Aurora!".
La gente non fece caso alle urla del bambino poco distante, e continuarono a danzare.. Finalmente l’ attenzione di un abitante cadde sulle urla e disse:
"Il ragazzo grida che hanno rubato l'Aurora".
Tutti accorsero allora alla capanna e, spiegato l’ accaduto si misero presto ad inseguire Ghiandaia Azzurra verso ponente.
Egli andava verso ponente, sempre verso ponente.
Vicino alla Grande Valle lo raggiunsero.
Stavano per prenderlo; eran proprio sul punto di farcela, quando egli aprì la cesta e la luce volò fuori.
[img]http://[IMG]http://i36.tinypic.com/if679k.gif[/img][/img]
Esso, si mise subito in moto in direzione di levante e finalmente giunse in una capanna di terra in un villaggio molto abitato a giudicare dalla quantità di capanne, ma nessuno in realtà era li, perché se ne erano andati ad una festa non molto distante. Entrato nella capanna trovò un bambino.. Ghiandaia Azzurra chiese al bambino:
"Dove sono andati?'".
Il ragazzo rispose:
"Sono andati via":
Nella capanna c'erano delle ceste di provviste contro la parete: Ghiandaia Azzurra indicò la prima cesta che vide li vicino e chiese:
"Che c'è in quella cesta?".
Il bambino rispose:
"Prima sera".
Poi indicò la cesta accanto dicendo:
"Che c'è in quella cesta?".
E il ragazzo rispose:
"Appena buio".
Le domande alternate dalle risposte si susseguirono, fino all’ ultima::
"Che c'è in quella cesta?".
Il fanciullo rispose:
"Aurora".
Allora Ghiandaia Azzurra afferrò lesto la cesta e se ne scappò di corsa!
Il bambino cominciò a gridare:
"Ci hanno rubato l'Aurora!".
La gente non fece caso alle urla del bambino poco distante, e continuarono a danzare.. Finalmente l’ attenzione di un abitante cadde sulle urla e disse:
"Il ragazzo grida che hanno rubato l'Aurora".
Tutti accorsero allora alla capanna e, spiegato l’ accaduto si misero presto ad inseguire Ghiandaia Azzurra verso ponente.
Egli andava verso ponente, sempre verso ponente.
Vicino alla Grande Valle lo raggiunsero.
Stavano per prenderlo; eran proprio sul punto di farcela, quando egli aprì la cesta e la luce volò fuori.
[img]http://[IMG]http://i36.tinypic.com/if679k.gif[/img][/img]
Riduci
Di più
- Messaggi: 2199
- Ringraziamenti ricevuti 146
15 Anni 1 Mese fa #3044
da LaDea
Risposta da LaDea al topic Re:Miti e Leggende
L'origine della morte
La Luna una volta mandò un insetto agli uomini dicendo:
- Và dagli uomini e di loro: “Come io muoio, e morendo vivo; così anche voi morirete, e morendo vivrete”.
L’insetto partì con il messaggio, ma mentre era in cammino lo raggiunse la lepre, che gli chiese:
- Che incarico ti hanno dato?
L’insetto rispose:
- Mi manda la Luna dagli uomini a dir loro che come lei muore e morendo vive, così loro moriranno e morendo vivranno.
La lepre disse:
- Visto che come corridore tu vali poco, ci vado io.
Dette queste parole scappò via, e quando giunse dagli uomini disse loro:
- La Luna mi manda a dirvi: “Come io muoio e morendo perisco, allo stesso modo anche voi morirete e sarete finiti per sempre”.
Poi la lepre tornò dalla Luna e le disse quello che aveva detto agli uomini. La Luna la rimproverò imbestialita, dicendo:
- Come ti permetti di dire alla gente una cosa che io non ho detto?
La Luna afferrò un pezzo di legno e colpì la lepre sul muso. Da quel giorno la lepre ha il muso spaccato, ma gli uomini credono a ciò che la lepre ha detto loro.
[img]http://[IMG]http://i34.tinypic.com/dwxp4y.jpg[/img][/img]
La Luna una volta mandò un insetto agli uomini dicendo:
- Và dagli uomini e di loro: “Come io muoio, e morendo vivo; così anche voi morirete, e morendo vivrete”.
L’insetto partì con il messaggio, ma mentre era in cammino lo raggiunse la lepre, che gli chiese:
- Che incarico ti hanno dato?
L’insetto rispose:
- Mi manda la Luna dagli uomini a dir loro che come lei muore e morendo vive, così loro moriranno e morendo vivranno.
La lepre disse:
- Visto che come corridore tu vali poco, ci vado io.
Dette queste parole scappò via, e quando giunse dagli uomini disse loro:
- La Luna mi manda a dirvi: “Come io muoio e morendo perisco, allo stesso modo anche voi morirete e sarete finiti per sempre”.
Poi la lepre tornò dalla Luna e le disse quello che aveva detto agli uomini. La Luna la rimproverò imbestialita, dicendo:
- Come ti permetti di dire alla gente una cosa che io non ho detto?
La Luna afferrò un pezzo di legno e colpì la lepre sul muso. Da quel giorno la lepre ha il muso spaccato, ma gli uomini credono a ciò che la lepre ha detto loro.
[img]http://[IMG]http://i34.tinypic.com/dwxp4y.jpg[/img][/img]
Riduci
Di più
- Messaggi: 2199
- Ringraziamenti ricevuti 146
15 Anni 1 Mese fa #3065
da LaDea
Risposta da LaDea al topic Re:Miti e Leggende
La leggenda dei colori
Era un sabato mattina e tutti i colori uscirono per andare al mercato
- Buon giorno signor Blu - disse il Signor Arancione
- Buon giorno a Lei Signor Arancione ha visto che bel cielo azzurro oggi?
- E' solo azzurro! Io sono più bello perchè sono arancione il colore della vitalità, delle vitamine, delle carote e delle arance!
Ma cosa state dicendo? - Interviene il Signor Verde - io sono il colore più bello sono il colore dei prati e delle foglie degli alberi!
- Vorreste che fosse vero! In realtà sono io il colore più affascinante perchè sono il rosso colore della passione tutti i cuoricini che disegnano i bambini sono di questo colore sono il colore dell'amore!
- Anch'io sono disegnato spesso dai bambini cari Signori! Sono il Giallo colore del sole!!!
I colori si mettono a litigare "Sono io il più bello..." "Non è vero sono io"
E il cielo comincia a diventare grigio le nuvole spuntano all'orizzonte e Boom! I tuoni si fanno sentire e sono molto arrabbiati perchè i colori non devono litigare sono gli amici dei bambini sempre presenti nei loro astucci e disponibili a farli divertire inventando mille disegni!
I colori impauriti dai tuoni e dai fulmini si abbracciano.
A questo punto spunta il sole e un meraviglioso arcobaleno nel quale sono presenti tutti i colori.
I signori colori hanno capito che tutti sono belli e importanti l'arcobaleno non sarebbe così stupendo se fosse composto da un unico e solo colore è bellissimo proprio perchè lo compongono tutti insieme e ora sanno che la cosa più importante è rispettarsi e volersi bene tutti quanti!!!
Era un sabato mattina e tutti i colori uscirono per andare al mercato
- Buon giorno signor Blu - disse il Signor Arancione
- Buon giorno a Lei Signor Arancione ha visto che bel cielo azzurro oggi?
- E' solo azzurro! Io sono più bello perchè sono arancione il colore della vitalità, delle vitamine, delle carote e delle arance!
Ma cosa state dicendo? - Interviene il Signor Verde - io sono il colore più bello sono il colore dei prati e delle foglie degli alberi!
- Vorreste che fosse vero! In realtà sono io il colore più affascinante perchè sono il rosso colore della passione tutti i cuoricini che disegnano i bambini sono di questo colore sono il colore dell'amore!
- Anch'io sono disegnato spesso dai bambini cari Signori! Sono il Giallo colore del sole!!!
I colori si mettono a litigare "Sono io il più bello..." "Non è vero sono io"
E il cielo comincia a diventare grigio le nuvole spuntano all'orizzonte e Boom! I tuoni si fanno sentire e sono molto arrabbiati perchè i colori non devono litigare sono gli amici dei bambini sempre presenti nei loro astucci e disponibili a farli divertire inventando mille disegni!
I colori impauriti dai tuoni e dai fulmini si abbracciano.
A questo punto spunta il sole e un meraviglioso arcobaleno nel quale sono presenti tutti i colori.
I signori colori hanno capito che tutti sono belli e importanti l'arcobaleno non sarebbe così stupendo se fosse composto da un unico e solo colore è bellissimo proprio perchè lo compongono tutti insieme e ora sanno che la cosa più importante è rispettarsi e volersi bene tutti quanti!!!
- Consuelo
- Visitatori
15 Anni 1 Mese fa #3066
da Consuelo
Risposta da Consuelo al topic Re:Miti e Leggende
Grillo l'indovino
C’erano una volta un maggiordomo,una cameriera e un cuoco,che rubarono l’anello di un re. Il re desiderava ritrovare il suo anello e così fece affiggere un bando con scritto: "Si cerca un indovino".
Un povero marinaio affamato, di nome Grillo, vide il bando e penso: "Potrebbe essere un modo per fare tre pasti al giorno". Andò dal re e disse di essere un indovino. Il re gli raccontò dell’anello perduto e lo pregò di servirsi dei suoi poteri per trovarlo. La mattina dopo, il maggiordomo portò a Grillo la colazione. Grillo, il cui unico pensiero era quello dei tre pasti, mormorò: "Eccone uno!".Il maggiordomo colpevole scappò via dalla stanza.
A mezzogiorno la cameriera portò a Grillo il pranzo. Grillo,che era ancora molto affamato, disse: "Ecco il secondo!" La cameriera uscì tremando dalla paura.All’ora di cena, il cuoco portò a Grillo da mangiare e Grillo disse, tutto soddisfatto: "Ed ecco il terzo!". Il cuoco si buttò ai piedi di Grillo: "Ti prego,abbi pietà di me! Ti darò cinquanta dollari, se non dirai al re che siamo stati noi a rubargli l’anello!" Grillo, che quando aveva la pancia piena, era un ragazzo sveglio, disse, ridendo: "Dammi i soldi e metti l’anello nel gozzo del tacchino."Poi Grillo andò dal re. Io so dov’è il tuo anello" annunciò, ed aggiunse:"Vieni nel cortile". Quando arrivarono là, Grillo additò il tacchino. "Tagliagli la testa e guarda nel gozzo!" Tagliarono la testa al tacchino ed ecco l’anello del re. Il re coprì Grillo di doni ed organizzò una festa per presentare l’indovino a tutti i suoi amici. "Chiedetegli qualsiasi cosa e, vedrete che lui vi saprà rispondere." Disse il re agli invitati. Uno degli ospiti catturò un grillo nel prato e, voltandosi verso Grillo, gli chiese cosa avesse nascosto tra le mani. Grillo non ne aveva la più pallida idea. "Su coraggio!" dissero gli invitati del re. “ E’... é... tr... troppo facile." balbettò. "Sarà meglio che tu lo dica" tuonò il re ed aggiunse: "Oppure, non sarà solo il tacchino ad aver perso la testa oggi!" Grillo vide che tutto era perduto. "Povero Grillo" sospirò.
L’ospite aprì il pugno e il grillo saltò fuori. Il re, orgoglioso, fece diventare ricco Grillo, che poté fare tre pasti al giorno per il resto della sua vita.
C’erano una volta un maggiordomo,una cameriera e un cuoco,che rubarono l’anello di un re. Il re desiderava ritrovare il suo anello e così fece affiggere un bando con scritto: "Si cerca un indovino".
Un povero marinaio affamato, di nome Grillo, vide il bando e penso: "Potrebbe essere un modo per fare tre pasti al giorno". Andò dal re e disse di essere un indovino. Il re gli raccontò dell’anello perduto e lo pregò di servirsi dei suoi poteri per trovarlo. La mattina dopo, il maggiordomo portò a Grillo la colazione. Grillo, il cui unico pensiero era quello dei tre pasti, mormorò: "Eccone uno!".Il maggiordomo colpevole scappò via dalla stanza.
A mezzogiorno la cameriera portò a Grillo il pranzo. Grillo,che era ancora molto affamato, disse: "Ecco il secondo!" La cameriera uscì tremando dalla paura.All’ora di cena, il cuoco portò a Grillo da mangiare e Grillo disse, tutto soddisfatto: "Ed ecco il terzo!". Il cuoco si buttò ai piedi di Grillo: "Ti prego,abbi pietà di me! Ti darò cinquanta dollari, se non dirai al re che siamo stati noi a rubargli l’anello!" Grillo, che quando aveva la pancia piena, era un ragazzo sveglio, disse, ridendo: "Dammi i soldi e metti l’anello nel gozzo del tacchino."Poi Grillo andò dal re. Io so dov’è il tuo anello" annunciò, ed aggiunse:"Vieni nel cortile". Quando arrivarono là, Grillo additò il tacchino. "Tagliagli la testa e guarda nel gozzo!" Tagliarono la testa al tacchino ed ecco l’anello del re. Il re coprì Grillo di doni ed organizzò una festa per presentare l’indovino a tutti i suoi amici. "Chiedetegli qualsiasi cosa e, vedrete che lui vi saprà rispondere." Disse il re agli invitati. Uno degli ospiti catturò un grillo nel prato e, voltandosi verso Grillo, gli chiese cosa avesse nascosto tra le mani. Grillo non ne aveva la più pallida idea. "Su coraggio!" dissero gli invitati del re. “ E’... é... tr... troppo facile." balbettò. "Sarà meglio che tu lo dica" tuonò il re ed aggiunse: "Oppure, non sarà solo il tacchino ad aver perso la testa oggi!" Grillo vide che tutto era perduto. "Povero Grillo" sospirò.
L’ospite aprì il pugno e il grillo saltò fuori. Il re, orgoglioso, fece diventare ricco Grillo, che poté fare tre pasti al giorno per il resto della sua vita.
Riduci
Di più
- Messaggi: 2199
- Ringraziamenti ricevuti 146
15 Anni 1 Mese fa #3068
da LaDea
Risposta da LaDea al topic Re:Miti e Leggende
è bellissima ti meriti il karma alzato
- Consuelo
- Visitatori
15 Anni 1 Mese fa #3070
da Consuelo
Risposta da Consuelo al topic Re:Miti e Leggende
laDea ha scritto:
xD
è bellissima ti meriti il karma alzato
xD
Tempo creazione pagina: 0.130 secondi